Serve un meccanico?

Quando ho visto “Avengers: Endgame” per la prima volta, non sapevo cosa aspettarmi. O meglio, mi aspettavo qualunque cosa, pensavo che la Marvel avrebbe spaccato i culi ai passeri, ma avevo anche molta paura: avevo paura che, dopo questo capitolo del Marvel Cinematic Universe, non avrei avuto più voglia di andare al cinema e guardare un film con tutti questi “pupini” (cit.).

Quello che davvero mi salva, è che quando vado al cinema non ho più 35 anni: quando entro in un cinema io ho costantemente 10 anni, niente di più, niente di meno.

Ho scelto di avere 10 anni quando vado al cinema perché altrimenti starei lì, con il piglio corrucciato della giuria critica di stocazzo, a struggermi per gli errori di sceneggiatura, per la mancanza di realismo in ogni singolo film.

Posso avere tutta l’esperienza critico-cinematografica del mondo, ma spero tanto che la gente possa affrontare un film con il piglio di un ragazzetto alle prime armi, perché altrimenti non avrebbe alcun senso andare al cinema.

Guardate i film al cinema come se fosse la vostra prima volta al cinema, vi farebbe solo bene. Se poi volete fare i critici, se volete annullare la sospensione dell’incredulità, allora fate pure, ma non venite a lamentarvi se poi non vi piace niente.

Quando ho finito di vedere “Avengers: Endgame” per la seconda volta, ho pianto ai titoli di coda.

Virgin Frigobar

Vi racconto una storia.

Sono un alcolizzato.

O meglio, lo sarei se bevessi tanto alcool.

Io bevo abbastanza alcool.

Abbastanza, per chi?

Per me.

Sono abbastanza alcolizzato da decidere arbitrariamente di consumare una birra del frigobar in una stanza d’albergo di Torino.

Era una fredda serata di un venerdì di novem-MAGGIO, era Maggio, porca miseria. Non si trattava di una birra fortemente desiderata, piuttosto di una birra che ti accompagna verso il sonno dei giusti, quello che inaugura il vero e proprio weekend di riposo.

Questa è una birra

Quello che avrebbe dovuto insospettirmi è stato il fatto che, provando ad aprire la bottiglia di birra con l’apribottiglie, la resistenza del tappo fosse estremamente bassa.

Ma io, sprezzante del pericolo (leggi: coglione) ho ingollato un terzo della bottiglia (avevo sete): cosa avrei potuto pensare quando, ingerito il freddo liquido contenuto nella bottiglia, tale liquido non aveva alcun sentore di luppolo, ma piuttosto pareva solo acqua?

Cos’è quel liquido che ha odore dell’acqua, ha il (non) colore dell’acqua, ha il sapore dell’acqua, ma è in una bottiglia di birra? E’ acqua con cui qualche FiglioDellaMerda™ ha riempito la bottiglia di birra, rimettendola poi in frigorifero per non pagare le consumazioni del frigobar.

La cosa che più mi fa ridere è che ci sono alberghi in cui tu dici “Guardi che hanno svuotato le bottiglie di birra e le hanno riempite con acqua” e loro rispondono “Lo fanno, lo fanno”.

E quindi vi do un piccolo consiglio: se alloggiate in una camera d’albergo, e se nella camera d’albergo c’è il frigobar, controllate che le bottiglie siano tutte SIGILLATE. Non si sa mai.

Comunque Torino è sempre bella.

Lettera ad un socialino

Sono sempre sempre “socialmente inefficace”. Io sono quel tipo di persona che non riesce a gestire più di 4/5 persone alla volta, soprattutto quando c’è da andare in giro, parlare, “fare cose”.

Quando ho scoperto Friendfeed, 10 anni fa (DIECI), ho pensato “Dai, magari riesco a recuperare questa mancanza, magari riesco a fare tanti amici”. Ho conosciuto tante persone, è vero, ma non sono mai riuscito ad approfondire le conoscenze come avrei voluto/dovuto. Dovuto, perché sentivo che tante persone erano davvero meritevoli di ricevere attenzione, di ricevere amore incondizionato, di ricevere abbracci.

E invece sono sempre stato il solito stronzo sociopatico, non ho mai approfondito più di tanto determinate conoscenze, non ho mai “spinto” troppo. Sono quel tipo di persona a cui si applica correttamente l’espressione “Non sei tu, sono io”.

Poi Friendfeed è morto.

Allora, e solo allora (stupido io), ho capito che avrei dovuto fare cose, avrei dovuto vedere gente (quasi cit.), e ho cercato di fare qualcosa in più. Ma non è stato mai semplice.

Ho partecipato alle “ffeste”. Ho cercato di fare qualcosa in più, ma per me non sarà mai così semplice.

Qualche giorno fa ero in mezzo ad 80 persone che tendenzialmente avrei dovuto conoscere “virtualmente”, ma che di persona non riuscivo neanche a riconoscere (almeno in parte). Non sapevo cosa dire, cosa fare, con chi parlare, e ho partecipato passivamente alle conversazioni. Il massimo che sono riuscito a fare è stato offrire da bere a qualcuno. La festa è durata tanto, fino a tardi, fino a quando non si sono spente le luci. E alla fine della serata è successo qualcosa:

ABBIAMO CANTATO.

Sì, certo, avevamo bevuto, tutti, tanto. Ma eravamo insieme, (Avengers) uniti, e rappresentavamo un Piccolo Mondo Moderno che raramente riesce a crearsi online.

More than see the eyes.

TRANSFORMER!. No, non è un post del genere, è un catalogo di cose che non:

  • Non so sgommare con l’auto. Ok so guidare, so frenare, so curvare, ma non so come si sgomma. Ho giocato tanto tanto a Colin McRae Rally su Playstation, ma su un’auto vera niente, non lo so fare.
  • Non so parlare con le persone, o meglio lo so fare solo se brillo. Voi che mi conoscete, ditemi una volta in cui ho intrattenuto un discorso serio con voi.
  • Non so farmi prendere sul serio. Forse questo è colpa mia, o forse è colpa dell’idea che la gente si sia fatta di me. In ambito lavorativo più o meno riesco a farmi prendere sul serio, ma è nell’ambito sociale in generale che l’impresa è ardua
  • Non so come fa certa gente a volermi bene. Ho un carattere di merda, o meglio ho un carattere di merda alcune volte, altre volte no. Come dice Winston Wolf, avere un brutto carattere è diverso da avere carattere, ma vi giuro che io il carattere ce l’ho!
  • Non ho il fisico. Non ho il fisico per camminare, per correre, per fare le cose in generale. E dire che ci sono stati tempi in cui nuotavo 2000 metri senza fatica (ovvero essere giovani).
  • Non ci so fare. Qualcuno direbbe “Non ci sai fare con le ragazze?”. NO. Non ci so fare con le persone. Per me un qualunque approccio con le “Persone Vere” rappresentano un enigma, un percorso ad ostacoli.
  • Non so come facciate a leggere questi post. Io ho aperto questo blog per diletto, per “esercizio”, e quindi non so davvero perché ci siano visite a questo sito per cui ho speso soldi veri!
  • Non so cosa scrivere in questo blog. Ero partito davvero con un bell’obiettivo, cioè esprimere in maniera più o meno organizzata quanto mi passa per la testa, ma ciò mi risulta davvero un’impresa, a causa dell’ultimo punto
  • Non so cosa penso. Non lo so. Ho cose in testa ma non so argomentare, non son spiegare davvero cosa penso di un determinato argomento. Forse non ho pareri? Forse i miei pareri non sono altro che lo specchio del parere di qualcuno che ammiro, o di una corrente di pensiero che ammiro?

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Dov’è casa?

Me lo sono chiesto in questi giorni, poiché sono stato via da casa (Milano) per stare a casa (Taranto) per 3 lunghe settimane. Ora che sono tornato a Milano mi chiedo: “Quale è davvero casa?”.

È casa quando ti svegli e sai che ti basta andare in cucina (perché cucina è la “sala da pranzo” per noi) per avere caffé, latte e biscotti pronti?

Oppure è casa quando ti svegli e non ricordi neanche dove sei perché la sera prima hai strabevuto, però sai dov’è la doccia e sai dove sono i vestiti e ti vesti in 2 minuti e in 5 minuti sei già alla fermata della 95 e in 20 minuti sei già ad aspettare la navetta per il lavoro ed in 40 minuti sei a lavoro?

Forse casa è solo dove sai che puoi bestemmiare fortissimo perché non ti sei svegliato in tempo, e casa forse è dove sai che devi uscire e mannaggiallamiseria hai sonno e non hai voglia ma tu esci lo stesso e sai di preciso come alzarsi dal letto e come vestirsi e come evitare la portinaia per non far tardi a lavoro.

Dov’è casa? Dove, mi chiedo?

[[Questo post è stato pubblicato, cancellato e poi ripubblicato, perché a quanto pare qualcuno lo ha apprezzato, e siccome unovalemille per me, lo ripubblico]]

Ears just wanna have fun

Ho uno strano rapporto con le cuffie.

Indosso delle cuffie alle orecchie per il 65% della mia giornata, lavorativa e non. Mi alzo, esco di casa, indosso le cuffie, arrivo in ufficio, indosso le cuffie, esco dall’ufficio, indosso le cuffie.

Quel che non capisco è il motivo per cui io riesca in maniera più o meno regolare a perdere o a rompere queste maledettissime cuffie.

Ho degli auricolari con cavo? Il cavo si rompe e di auricolare ne funziona solo una (di solito il sinistro, ovviamente).

Compro delle fantastiche cuffie con cavo piatto che mainellavitasirompe? Il cavo si rompe il giorno dopo.

Compro degli auricolari wireless? Si rompe il less.

Per qualche strana condizione meteoastrologica riesco anche a perdere le cuffie, quelle groffe groffe, quelle che d’inverno ok ma d’estate la musica scorre via col sudore.

Il mio sogno più grande è quello di farmi impiantare un sistema audio intraosseo. Uno di quelli per cui ti tiri un lobo dell’orecchio per mandare avanti o indietro i brani, tossisci e spotify va in modalità random. Dai, ci sarà un impianto del genere, no? NSA, parlo con te.

“O forse dovresti fare solo un po’ più attenzione. Che dici, caro vecchio coglioncello?”

Morfeo amico degli sbirri

Ho sonno, devo dormire.

“Devo”, poi. Non mi pare ci sia una regola scritta sul dormire. Magari in qualche manuale medico c’è scritto che dobbiamo dormire, che ne abbiamo necessariamente bisogno, che in maniera insindacabile noi dobbiamo dormire mamma mia altrimenti moriamo perlamordiddio. Io però quei manuali non li ho letti, e quindi mi sono fatto un’idea, non precisa, ma cangiante, in continua evoluzione.

L’idea che mi sono fatto è che non sono un bravo dormitore, non ho mai imparato a dormire così come si dovrebbe fare (8 ore al giorno? non sono mica in ufficio, compa’). Quello che davvero mi frega è sempre il momento™: ogni sera, quando sono a casa, davanti al pc, alla televisione, alla Nintendo Switch (COMPRA NINTENDO SWITCH), a leggere un buon libro amazoniano (ah, l’odore dei pixel), arriva un momento™ in cui gli occhi iniziano ad assottigliarsi, lo sguardo tende all’infinito, il cervello è in attesa di una sola parola (Buonanotte); ma c’è un problema.

In analisi matematica, si dice che una funzione di variabile reale f(x) continua in un punto x0 del dominio, ha una cuspide in x0 se […] i limiti destro e sinistro del rapporto incrementale in x0 sono divergenti (tendenti a ±∞) con segno opposto.

Fonte: Wikipedia: Cuspide (matematica), 24 gennaio 2019 00:44

Il mio momento™ di sonno è una cuspide, è quel punto in cui sono un tutt’uno con Morfeo, in cui Morfeo è mio padrone e signore onnipotente, Morfeo è Big Boss, Morfeo è The Big Kahuna, Morfeo è Nick Cave che ti sussurra una ninna nanna mentre sorseggia Rye Whiskey.

Morfeo, però, è un figlio della merda, e mi guarda e sorride e mi guarda e sussulta e mi guarda e mi dice “Domani sono cazzi”, e allora il momento™ è finito, e il limite ormai tende a +∞.