
Quando ho visto “Avengers: Endgame” per la prima volta, non sapevo cosa aspettarmi. O meglio, mi aspettavo qualunque cosa, pensavo che la Marvel avrebbe spaccato i culi ai passeri, ma avevo anche molta paura: avevo paura che, dopo questo capitolo del Marvel Cinematic Universe, non avrei avuto più voglia di andare al cinema e guardare un film con tutti questi “pupini” (cit.).
Quello che davvero mi salva, è che quando vado al cinema non ho più 35 anni: quando entro in un cinema io ho costantemente 10 anni, niente di più, niente di meno.
Ho scelto di avere 10 anni quando vado al cinema perché altrimenti starei lì, con il piglio corrucciato della giuria critica di stocazzo, a struggermi per gli errori di sceneggiatura, per la mancanza di realismo in ogni singolo film.
Posso avere tutta l’esperienza critico-cinematografica del mondo, ma spero tanto che la gente possa affrontare un film con il piglio di un ragazzetto alle prime armi, perché altrimenti non avrebbe alcun senso andare al cinema.
Guardate i film al cinema come se fosse la vostra prima volta al cinema, vi farebbe solo bene. Se poi volete fare i critici, se volete annullare la sospensione dell’incredulità, allora fate pure, ma non venite a lamentarvi se poi non vi piace niente.
Quando ho finito di vedere “Avengers: Endgame” per la seconda volta, ho pianto ai titoli di coda.